CASO MANCA: UNA STRANA AUTOPSIA E DEGLI ESAMI TROPPO SUPERFICIALI. MA È TUTTO NORMALE (Terza puntata)

di Francesco Bertelli

In questa storia una domanda dovrebbe venirci in mente in modo spontaneo: ma come è morto Attilio Manca? E soprattutto: cosa ci dice la sua autopsia?

Ed è proprio qui che la vicenda si tinge ancora più giallo. Sappiamo, ce lo hanno ripetuto da 12 anni , che Attilio è deceduto per “auto inoculazione” di eroina. E’ questo il verdetto della Procura di Viterbo.

Una relazione scritta dalla minoranza della Commissione Antimafia redatta nel marzo 2018 (firmata da Sarti, Gaetti, D’Uva, Dadone e Giarrusso), che si è occupata della vicenda di Attilio, ci viene in aiuto. Sull’autopsia eseguita sul corpo di Attilio si legge “è bene rilevare come la scelta da parte della procura quale proprio consulente della dottoressa Ranalletta si presentò fin da subito come massimamente inopportuna. Ella, infatti, conosceva personalmente il medico defunto, in quanto moglie del primario del reparto di urologia dell’ospedale viterbese, professor Antonio Rizzotto, il quale, al momento del conferimento dell’incarico alla moglie, era già stato sentito come testimone dagli inquirenti. Inoltre è stato accertato che proprio a causa dell’operato negligente del suddetto medico legale non è stato possibile stabilire con certezza l’orario della morte del Manca”.

Fermiamoci qui.

Su queste poche righe ci sono tre misteri che rappresentano il nocciolo dei misteri che ruotano attorno all’autopsia sul corpo di Attilio Manca.

Anzitutto ciò che ha scritto nella relazione autoptica presenza la Dottoressa Ranalletta. Nella sua relazione fa riferimento al personale che ha partecipato all’autopsia, usando una terminologia alquanto vago: “personale ausiliario appositamente convocato per la collaborazione tecnica”. Giustamente anche il giornalista Luciano Mirone , nella sua inchiesta dedicata ad Attilio Manca, si chiede quale sia il tipo di personale fosse stato presente all’autopsia, in quanto la stessa Dottoressa Ranalletta non fa alcun cenno alla loro identità. Solitamente in un’autopsia tutte le persone che vi partecipano devono essere registrate e trascritte nella relazione autoptica. In questo caso però nulla di tutto ciò è accaduto.

A distanza di 14 anni dalla morte di Attilio Manca è che si è fatta pochissima chiarezza su questo personaleausiliario appositamente convocato per la collaborazione tecnica. Oltre al medico legale e alla Dottoressa Ranalletta chi c’era durante l’autopsia? Chi li ha fatti entrare? Che documenti o certificazioni sono state mostrate affinchè queste persone (lo ripetiamo: troppe) presenziassero all’autopsia sul corpo del giovane urologo? E infine: perchè così tanto interesse verso la morte di Attilio Manca?

Forse a distanza di 14 anni la famiglia Manca avrebbe diritto a saperlo.

Ma andiamo avanti.

Sempre alla luce della relazione autoptica scritta dalla Dottoressa Ranalletta, un altro particolare che non convince riguarda non solo le presenze strane durante l’autopsia ma il modo in cui è stata eseguita. Nelle scorse puntate lo abbiamo scritto senza andare nel dettaglio. Vediamo alcuni aspetti: nella relazione autoptica viene indicato solo la data del giorno in cui viene effettuato l’esame sul corpo di Attilio , il 13.02.2004, ma non la data di inizio e di fine dell’esame stesso. Stesso discorso è stato fatto (e lo abbiamo visto nella scorsa puntata) sull’esame esterno del corpo di Attilio da par4te della Ranalletta: c’è discordanza sull’orario. La Polizia di Viterbo scrive che la dottoressa era presente nell’appartamento alle 11.45. Poi però lei stessa scrive di essersi recata sul posto alle 14, due ore e un quarto dopo rispetto al rapporto della Polizia. Ma omette di specificare l’orario di inizio e fine dalla sua ispezione cadaverica.

E che dire della temperatura rettale del corpo misurata sempre dalla Dottoressa Ranalletta al momento del ritrovamento del cadavere, senza tener conto della temperatura della casa in cui abitava Attilio, le cui fonti ci dicono essere stata molto alta? E la tesi, sempre scritta dalla Ranalletta, sulla rigidità del cadavere di Attilio definita risolta ?

Passiamo ad un altro dettaglio che rappresenta il cuore di tutta la vicenda: l’esame tricologico. Il pm di Torino Armando Spataro nel 2017 ha fatto propria la tesi secondo cui da questo esame si capirebbe che Attilio era un assuntore non occasionale di eroina. In sostanza ha negato l’evidenza. Già nel 2014 un’interrogazione parlamentare targata Movimento 5 stelle aveva messo in evidenzia la gravità di questo esame sui capelli di Attilio comparso un anno e mezzo dopo i fatti. “Appare quantomeno singolare– scrivevano i parlamentari –che un ‘esame irripetibile’ come questo emerga un anno e mezzo dopo, senza che al legale dei familiari della vittima, né agli stessi familiari, nel frattempo, venga notificato (a loro dire)un atto di importanza fondamentale come questo.

Sul punto specifico era stato Fabio Repici, legale della famiglia Manca assieme ad Antonio Ingroia, ad illustrare minuziosamente le gravissime anomalie relative a questo esame.“Quando venne rinvenuto il cadavere di Attilio Manca– aveva spiegato Repici –,il Pm dr. Petroselli conferì incarico di consulenza tecnica alla dr.ssa Ranalletta per l’espletamento dell’autopsia e al dr. Centini per l’analisi chimico-tossicologica in relazione all’assunzione di eroina, di tranquillante e di sostanze alcoliche. Sia l’autopsia sia l’analisi chimico-tossicologica vennero concluse con separate relazioni a firma della dr.ssa Ranalletta e del dr. Centini. Quando il dr. Petroselli avanzò la prima richiesta di archiviazione del procedimento, ancora iscritto contro ignoti, con l’atto di opposizione lamentammo l’imbarazzante lacuna dell’autopsia in relazione alla data e all’ora della morte di Attilio Manca e chiedemmo che il Gip ordinasse al Pm di disporre un’integrazione della relazione autoptica per stabilire: la data e dell’ora della morte di Attilio Manca; l’incidenza del Tranquirit nel decesso, con l’indicazione anche delle modalità di assunzione dello stesso, se per via orale o per endovena; la distanza di tempo fra l’assunzione delle sostanze letali e la morte di Attilio e le cause dell’emorragia patita dal giovane urologo in punto di morte. Il Gip accolse le nostre richieste, che evidentemente non erano per nulla balzane. Il dr. Petroselli a quel punto chiese alla dr.ssa Ranalletta di integrare la sua relazione autoptica. In relazione all’incidenza del Tranquirit (il tranquillante del quale furono trovati in casa di Attilio un flacone completamente vuoto e uno vuoto per metà)il dr. Petroselli girò il quesito al tossicologo, il dr. Centini. Come ognuno può leggere non c’era alcunché che evocasse esami tricologici o affini. Del supplemento di indagini ordinato dal dr. Petroselli noi avemmo contezza solo quando il Pm propose la seconda richiesta di archiviazione. In quel momento leggemmo che la relazione integrativa del dr. Centini, che doveva trattare esclusivamente dell’incidenza del Tranquirit quale concausa della morte di Attilio Manca, si concludeva oscuramente e sorprendentemente, fuori dai quesiti rivoltigli, con la comunicazione che egli aveva svolto(non si sa quando, non si sa come, nulla sul punto era indicato) l’esame pilifero su reperti biologici di Attilio ancora evidentemente in suo possesso (pur se il primo incarico l’aveva concluso da abbondante tempo). Ora, solitamente i consulenti tecnici rispondono ai quesiti che vengono loro posti dai magistrati. Qui il quesito era: qual è l’incidenza del Tranquirit? La risposta fu: dall’esame pilifero risulta un pregresso uso di sostanze stupefacenti da parte di Attilio. Sennonché, l’esame tricologico è un accertamento tecnico irripetibile, cosicché perché venisse fatto sarebbe stato necessario darne preventiva comunicazione alle parti e consentire alle stesse di nominare un proprio consulente e seguire le operazioni. Nulla di ciò venne fatto. Anzi, peggio: non esiste alcuna documentazione che attesti che il dr. Centini quell’esame lo svolse davvero. Anche ove il Pm avesse pensato di fargli svolgere una consulenza tecnica fuori dai casi di irreperibilità(e qui il Pm nulla gli aveva chiesto al riguardo) o anche se il dr. Centini si fosse auto nominato consulente tecnico per svolgere (in aggiunta a ciò che gli era stato chiesto)anche l’esame tricologico, dovrebbero esistere i verbali delle operazioni, perché si possa sapere quando e con quali tecniche esse sarebbero state svolte. Agli atti non esiste nulla di tutto questo. Esiste solo quella stravagante conclusione della relazione integrativa del dr. Centini”.

Ma nonostante tutto ciò, ancora oggi, dopo 14 anni dai fatti si sostiene che la morte di Attilio sia dovuta ad overdose di eroina. Abbiamo citato Spataro poco fa, proprio perchè egli stesso è d’accordo con le conclusione della Procura di Viterbo. Anche dal punto di vista delle dichiarazioni degli indagati. E’ Spataro stesso, sempre nel 2017, ha rimarcare su un articolo de Il Fatto Quotidiano in risposta ad un intervento di Antonio Ingroia, come il fatto della dipendenza di Attilio all’eroina fosse stata confermata da tre amici del giovane urologo : “con lui da anni assuntori di droga, lo hanno confermato”, queste le parole di Spataro. Non si può non far caso il riferimento che Spataro stesso fa a quegli stralci della richiesta di archiviazione della Procura di Viterbo nei confronti di Ugo Manca (cugino di Attilio, condannato in primo grado per droga e poi assolto in via definitiva, le cui impronte sono state ritrovate nel bagno dell’appartamento di Attilio,),Lorenzo Mondello, Andrea Pirri, Angelo Porcino Salvatore Fugazzotto all’epoca indagati per la morte di Attilio Manca. Per i cinque barcellonesi era poi sopraggiunta l’archiviazione il 26 luglio 2013.Quegli stessi soggetti che a distanza di anni giurano sulla tossicodipendenza “abituale” dell’urologo barcellonese.“Non solo– aveva specificato Repici –.Fra i soggetti le cui dichiarazioni sono state utilizzate per la richiesta di archiviazione c’è perfino Salvatore Fugazzotto, persona sottoposta a indagini nel presente procedimento le cui dichiarazioni, rese quale persona informata sui fatti, sono state ritenute utili per l’archiviazione. Un caso unico di indagato che fa pure da testimone a propria discolpa”.

E se davvero, di segnali e di indizi ce ne sono ma dipende come, con quali intenzioni e da chi vengono interpretati, questo grande negazionismo nei confronti di qualsiasi tesi riguardante la morte violenta del povero Attilio per omicidio e non per suicidio, fosse riconducibile a ciò che realmente il giovane urologo stava facendo in Francia , magari a Marsiglia, magari mentre operava in una clinica il boss latitante Bernardo Provenzano, in latitanza sotto falso nome? Sarà che forse, per tutto questo interessamento a ficcare sotto il tappeto una morte così piena di contraddizione, ci sia a monte proprio questo fatto?

Di Attilio, di Marsiglia e di Provenzano ci occuperemo nella prossima puntata.