Il riciclaggio in Toscana: tra ‘ndrangheta e mafia nigeriana e cinese
di Francesco Bertelli
Si sa che a Toscana è un luogo prediletto per certi giri di affari. Da decenni infatti la criminalità organizzata ha individuato soprattutto nella parte nord della regione (per intenderci quella che va dalla Versilia al pratese, passando per il fiorentino) una meta appetibile per incassare e poi riciclare proventi dei loro affari.
E’ notizia di pochi giorni fa quella che ha visto protagonista la Direzione antimafia di Firenze in una operazione di antiriciclaggio nei confronti di un imprenditore calabrese trapiantato da anni in Toscana, che secondo gli inquirenti sarebbe legato alla ‘ndrina Giglio di Strongoli in provincia di Crotone. In base all’ipotesi accusatoria dei sostituti procuratori Ettore Squillace Greco ed Eligio Paolini, coordinati nell’inchiesta dal procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, l’imprenditore ottantunenne, Giuseppe Iuzzolino, sarebbe stato l’autore di un serie di investimenti nella zona pur non avendo una capacità di reddito tale da consentirgli di mettere in piede certi tipi di attività.
Le indagini si sono svolte nel territorio tra Firenze e Prato e hanno portato al sequestro di beni per oltre quattro milioni di euro. Alcuni locali prestigiosi del territorio sono stati messi sotto sequestro. Gli investigatori avrebbero appurato l’esistenza di flussi di denaro verso la Calabria, in favore degli appartenenti alla ‘ndrina Giglio. Oltre ad altri immobili sono stati sequestrati anche partecipazioni societarie e rapporti bancari sequestrati tra la Toscana e Crotone.
Verrebbe da dire niente di nuovo sotto il sole. Il riciclaggio infatti è un’attività standard nel territorio toscano. Ciò che però colpisce sono stati gli ultimi mesi del 2017 che hanno portato alla nascita , usando le parole di Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, “di un nuovo sistema di criminalità organizzata”. Le analisi infatti dimostrano un’attività illecita sempre più attiva nelle zone più abbandonate e degradate che vedono integrate la ndrangheta insieme alla mafia nigeriana e cinese. L’attenzione delle indagini si è riversata proprio sulla mafia nigeriana che vede fronteggiarsi sia sul territorio nazionale che internazionale due gruppi: i Black Axe e gli Eye. I Black Axe sono presenti a Prato e Firenze dove gestiscono lo spaccio dell’eroina nelle piazze.
Insomma quello che colpisce oltre alla mafia dai colletti bianchi, la cui presenza non manca ovviamente, è l’inasprimento delle attività delle varie cosche che fotografano un ritorno alle origini; attività che fino questo momento era assente nel territorio toscano. Allo stesso tempo c’è un’altra forma di illegalità collegata
Da considerare c’è poi il fatto che tutto il territorio Nord della regione ha un suo background originario sia per riferimenti logistici, sia per i personaggi coinvolti che nel corso degli anni hanno favorito il proliferarsi anche delle attività della mafia cinese che in buon rapporto con le altre entità criminali del territorio dimostrano che la Toscana nel suo insieme facilita affari e investimenti in settori come la ristorazione, alberghi , ecc. Di conseguenza è un territorio che attrae per il riutilizzo di soldi sporchi.
Un fenomeno che continua ad allargarsi e continua troppo spesso ad essere sottovalutato dalle autorità politiche locali