Italia, e alla fine arriverà il giorno in cui il nuovo cappio l’avranno Mes?
di Alessio Di Florio
L’Italia è il Paese in cui abbondano retoriche e cerimonie sulla memoria ma la stessa evapora in un battito d’ali. Siamo nei giorni in cui si annuncia la graduale fine dell’emergenza, presto finire quest’incubo (o almeno così dichiarano governo e grandi media). Sono passati solo due mesi da quando Conte dichiarò che tutta l’Italia diventava “zona protetta” ma l’angoscia e i drammi fanno si che sembrano passati secoli. E così quasi nessuno ricorda più i proclami e i toni trionfali che qualche settimana dopo Conte, il Ministro dell’Economia Gualtieri e il commissario europeo Gentiloni lanciavano copiosi: l’Europa c’è, stiamo scrivendo la storia, per sostenere l’economia si sta preparando una super potenza di fuoco. 1000, 1500, 2000 e anche 3000 miliardi di euro, cifre da far tremare i polsi anche al monopoli. Ben poche voci, tra cui Azione Civile, dopo il primo accordo europeo tra i ministri dell’economia, espressero scetticismo e timori per il futuro. In quei giorni la super potenza di fuoco veniva chiamata corona bond, Conte dichiarava nelle sue conferenze stampa su facebook che tutti gli altri Stati europei stavano accogliendo la grande proposta italica. Ma nel documento conclusivo dell’eurogruppo non era mai citato, Azione Civile lo scrisse in un comunicato la prima volta il 10 aprile e subito copiosi – anche in reazione alla propaganda delle destre (che ai tempi dei governi con Berlusconi prepararono il terreno e mai si sono discostati dall’ortodossia neoliberista europea) che rilanciavano notizie di immediate attivazioni del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) – su facebook arrivarono attacchi feroci e commenti contrariati. In quei giorni il Mes non era stato attivato, non corrette erano alcune notizie rilanciate da Lega e Fratelli d’Italia, ma una strada era stata tracciata. E il famigerato MES, come scritto nero su bianco in quell’accordo tra Ministri dell’Economia, non era senza condizionalità. Un accordo da cui partirono i capi di governo qualche settimana dopo e che fu assunto come bussola.
Arriviamo così, mentre in diversi comunicati di Azione Civile insieme col presidente (e direttore di Giustizia) Antonio Ingroia, veniva ribadito che le proposte italiane erano svanite e sul tavolo rimaneva solo il famigerato meccanismo, all’ultima riunione l’8 maggio. E tutte le previsioni si sono prontamente avverate: le grandi proposte da centinaia di miliardi su disoccupazione (Sure) e prestiti (a partire dal recovery found) sono solo pie intenzioni e l’unico strumento attualmente sul tavolo è il Mes. E non può essere altrimenti: il Meccanismo Europeo di Stabilità ha un suo trattato istitutivo e può essere attivato in brevissimo tempo, nuovi futuri strumenti devono essere codificati e poi ratificati dai parlamenti nazionali, non proprio una questione di pochi giorni. In queste settimane, ben spalleggiati da larga parte della grande stampa sempre più concentrata in poche mani a partire dalla famiglia Agnelli che oggi detiene La Stampa e Repubblica tra gli altri, PD, Forza Italia e persino alcuni governatori di centro-destra hanno spinto sempre più una propaganda favorevole all’attivazione del Mes. La frase magica è diventata “è senza condizionalità”, nessuna troika e nessun orizzonte greco ci sarà per l’Italia. Altri in queste settimane per non apparire i “cattivi” della situazione hanno cominciato a dire che “senza condizionalità si può discuterne” e “bisogna vedere le carte”. E allora vediamole le carte e cosa è scrivono le stesse istituzioni europee dopo l’incontro europeo dell’8 maggio, il passaggio chiave è riportato nell’ultimo comunicato stampa di Azione Civile: il Mes per l’Italia potrà fornire al massimo 35 miliardi (sparite le migliaia di miliardi dei vecchi annunci, ma chi lo ricorda più?) e con l’impegno “a rafforzare i fondamenti economici e finanziari, coerentemente con i quadri di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale dell’UE, compresa l’eventuale flessibilità applicata dalle competenti istituzioni dell’UE”. La flessibilità a cui si fa riferimento è la sospensione del patto di stabilità europeo e a non considerare vincolante quest’anno il famigerato rapporto debito/PIL. Il magico e taumaturgico numero divenuto oracolo del neoliberismo e dell’austerità europea, considerati la base di una virtuosa economia capitalista nonostante ormai molti anni due studenti universitari statunitensi dimostrarono che si basa su un banale errore di calcolo di Excel. Non è una battuta e non è un’esagerazione, come si direbbe nei tribunali è tutto agli atti. E quel taumaturgico rapporto tornerà tra un anno e sarà nuovamente la base di ogni manovra finanziaria e di ogni scelta politica economica. Ma l’Italia ci arriverà con un debito pubblico esploso (tutte le soluzioni di cui hanno discusso in queste settimane, dai desaparecidos corona bond ai futuri forse in arrivo strumenti, sono a debito) e il pareggio di bilancio inserito scriteriatamente ai tempi di Berlusconi e Monti persino nella Costituzione Italiana. Morale della favola, nessuna massiccia immissione di liquidità nell’economia reale (come chiesto diverse settimane fa persino dall’ex governatore della BCE Draghi, non proprio un anticapitalista antagonista del sistema finanziario europeo) e un futuro di austerità e macelleria sociale per rientrare nei parametri del patto di stabilità europeo che tornerà in auge. Una super potenza di fuoco probabilmente arriverà, nei prossimi anni e contro le classi più fragili e impoverite che vedranno cancellati ancor di più stato sociale, servizio sanitario e tutto quello che verrà considerato sacrificabile al moloch del neoliberismo finanziario e dell’ortodossia europea. Sembra un film già visto? Non sembra è, in Grecia non molti anni fa. Ma la memoria evapora in un battito d’ali e se quasi nessuno sembra ricordare cosa veniva proclamato un mese fa in Italia, figuriamoci cosa accadde in un altro Stato anni e anni fa…