Regeni. Azione Civile: fino a quando l’Italia svenderà la dignità per altri interessi? I genitori del ricercatore assassinato denunciano governo per vendita armi ad Egitto

di Alessio Di Florio

Il 2020 è andato in archivio ma le lotte, le denunce, i timori e molto altro sono rimaste con noi. La lotta per la democrazia e la giustizia è tra questi, una lotta che in Italia da sempre ha significato lottare contro apparati eversivi e violenti, contro le “indicibili verità” e i depistaggi. La storia repubblicana da sempre è segnata da stragi la cui verità è stata impedita, offesa ed oltraggiata da depistaggi continui. Vergogne di Stato che si legano anche all’assassinio di Giulio Regeni in Egitto. Le ultime settimane dell’anno appena trascorso sono state contrassegnate da un’importante svolta giudiziaria: la procura di Roma ha chiesto il processo per quattro agenti dei servizi segreti del regime Al Sisi accusandoli di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio, Giulio Regeni è stato “seviziato per giorni con lame e bastoni” fino ad essere ucciso denunciano i giudici capitolini. Il 13 dicembre scorso è stata resa nota una testimonianza che riporta come la notte in cui scattò la trappola mortale degli agenti di Al Sisi contro Giulio Regeni il ministro dell’interno egiziano Ghaffar era presente nella sede della “Sicurezza Nazionale”, a conferma degli alti coinvolgimenti e di come le responsabilità dell’assassinio del ricercatore italiano investono in pieno il governo e gli apparati statali egiziani.
La procura de Il Cairo ha risposto sprezzante che “i sospetti presentati dall’autorità investigativa italiana” – una sorta di riduzionismo che tenta di svilire prove, testimonianze e documentazioni raccolte, e già questo è indicativo dell’atteggiamento egiziano – sono il “risultato di conclusioni errate, illogiche e inaccettabili” frutto di un complotto per danneggiare le relazioni economiche tra Italia ed Egitto. Parole gravissime, e queste si realmente inaccettabili, che hanno portato a vibranti proteste la famiglia del ricercatore assassinato e di Amnesty International. Il ministro degli Esteri Di Maio ha definito il quadro emerso agghiacciante e che coinvolgerà l’Unione Europea, il presidente della Camera Fico ha rimarcato di aver interrotto da tempo i rapporti con il Parlamento egiziano.
Nei giorni precedenti il Natale Azione Civile è intervenuta duramente sulla vicenda, ricordando anche la detenzione di Zaky e le disumane e inaccettabili condizioni in cui è costretto nelle carceri egiziane, come abbiamo riportato in quest’articolo https://www.azionecivile.org/2021/01/02/giustizia-per-regeni-fino-a-quando-litalia-svendera-la-dignita-ad-altri-interessi/ . Il movimento politico presieduto da Antonio Ingroia, alla luce degli ultimi sviluppi, è tornato a criticare duramente l’atteggiamento del governo italiano e il mantenimento dei rapporti economici con l’Egitto. “Fino a quanto l’Italia continuerà a svendere la dignità per altri interessi?” l’attacco indignato: “al di là di parole di circostanza, chiacchiere a vuoto il governo italiano continua a balbettare e a cedere di fronte ai soprusi egiziani – il duro j’accuse di Azione Civile – L’arrogante reazione, e le menzogne, dello Stato egiziano dopo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta della procura di Roma testimoniano la verità nuda e cruda che tutti sanno ma nessuno pubblicamente vuole ammettere: hanno deciso di sacrificare Giulio ad altri interessi, di potere e di denaro. Nei giorni di Natale, mentre lo stato egiziano decideva l’ennesima proroga della detenzione di Zaki, l’Italia nel silenzio quasi totale ha concluso una nuova vendita militare al regime di Al Sisi”. A ridosso delle festività, nel silenzio generale, tra l’altro una fregata militare è stata venduta al regime egiziano da Fincantieri. Azione Civile sottolinea come si sta ripetendo “una dinamica che troppe volte in questi decenni abbiamo visto all’opera, vergognosa e indegna, dai morti del Cermis del 1999 alle minacce di Erdogan quando anni fa il figlio venne inquisito proprio a Bologna”. “Fino a quando si vuol continuare così? Fino a quando i governi italiani proseguiranno in questa indegnità? È stata ampiamente superata da tempo ogni soglia di tollerabilità. A nulla servono le parole, solo apparentemente indignate, del ministero degli Esteri retto da Luigi Di Maio se non sono seguiti dai fatti. Le parole di Fico, l’interruzione dei rapporti da parte della Camera dei Deputati (il Senato invece?) sono – e non è un gioco di parole – solo una inutile e dannosa foglia di fico” prosegue la nota del movimento politico che chiede il blocco immediato di ogni rapporto diplomatico, commercio di armi e ogni altro rapporto economico, commerciale e politico con il regime di Al Sisi e che il governo italiano “batta i pugni e avvii una vera azione determinata in tutte le sedi internazionali perché Zaki sia immediatamente liberato (così come le migliaia di oppositori politici) e si arrivi ad una giustizia vera e totale per l’assassinio di Giulio Regeni”.
Il 31 dicembre i genitori di Giulio Regeni sono intervenuti durante la trasmissione televisiva Propaganda Live su La7 rendendo noto che “assieme alla nostra legale abbiamo predisposto un esposto-denuncia contro il governo italiano per violazione della legge 185/90, che vieta l’esportazioni di armi verso Paesi, i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani accertati dai competenti organi dell’Ue, dell’Onu e del Consiglio d’Europa e il governo egiziano rientra certamente tra quelli che si sono macchiati di queste violazioni”. Paola e Claudio Regeni hanno affermato di richiederlo come “atto forte” e che “la Procura non venga insultata, chiediamo fermezza. Bisogna reagire, sennò i nostri figli che vanno in giro per il mondo non saranno più sicuri”. Un esposto penale per le stesse violazioni contro la vendita di armi all’Egitto è stato annunciato, dopo la famiglia Regeni, anche dalla Federazione dei Verdi.