UN FILOSOFO ALLA VOLTA: ZENONE DI ELEA

 

di Gigi Amati

Era uno che con le idee giocava all’attacco. E che attacco: provate voi a negare il movimento e il pluralismo. Si può negare tutto, al giorno d’oggi.

E ce lo insegnano a sufficienza la politica e certe facce di bronzo che ci circondano quotidianamente. Ma che uomini e animali e oggetti siano tanti e diversi; e si muovano; no, nessuno è arrivato a confutarlo. Lui sì. Lui è Zenone di Elea, filosofo greco, contemporaneo di Parmenide; più o meno mezzo migliaio di anni prima dello zero. Il suo 4-3-3 lo chiamavano ­ e lo chiamano tuttora ­ paradosso. Anzi, paradossi. Una delle tante formule escogitate per dare del matto a qualcuno che invece è già più avanti di tutti. Per chiudere in un recinto chi invece dal recinto prova a farci uscire.

Le sue idee, il suo pensiero, il suo argomentare spostavano il baricento delle conoscenze, alzavano l’asticella del sapere, obbligavano a uno sforzo in più del semplice pensare, costringevano il cervello a fare un balzo in avanti, a raggiungere territori inesplorati, a perdersi, magari, a confondersi, a spaesarsi: ma a capire che c’era dell’altro. Oltre e avanti.

Punto primo: la molteplicità non esiste. Punto secondo: il movimento non esiste. Gli attacchi di Zenone erano così: fulminanti, lasciavano poco tempo per organizzarsi, l’unica risposta era rifugiarsi nel comodo antro della consuetudine. Lui occupava le fasce di una discussione, lasciava avanzare i suoi concetti a folate, disponeva i suoi argomenti in modo da coprire tutto il campo della discussione. Punto primo: la molteplicità non esiste.

Punto secondo: il movimento non esiste.

Vediamo di capirci. La molteplicità. Essendo divisibile all’infinito, allora non si scappa: sarà nulla, perché fatta di parti praticamente uguali a zero; o infinita, perché costituita dalla somma di parti uguali e non nulle. Il movimento. Siccome lo spazio è divisibile all’infinito, anche in questo caso la conclusione è inevitabile: il movimento non esiste. Due gli esempi che Zenone citava: Achille contro la tartaruga; e la freccia. Se, inseguendo la tartaruga, Achille è partito anche con un piccolo svantaggio, non la raggiungerà mai, perché quando lui arriva in un pezzetto di spazio, la tartaruga ne avrà occupato un altro e così all’infinito. E poi: una freccia scoccata dall’arco non raggiungerà mai il bersaglio, perché, occupando in ogni attimo uno spazio pari alla sua grandezza, la freccia in ogni attimo sarà in stato di quiete. E il movimento non potrà essere dato dalla somma di stati di quiete.

Già all’epoca di gol gliene fecero tanti, a Zenone, gli avversari dialettici. Ma lui non rinnegò mai il 4-3-3 del suo pensiero. E di gol ne fece altrettanti. Forse anche qualcuno in più. Oggi, poi, di tesi del genere si ride e basta: troppo faticoso esercitare il pensiero. Eppure Zenone – e con lui tutti coloro che spostano il limite – semplicemente precorrono i tempi, vedono oltre le tenebre. I matematici l’hanno smontato, certo, ma la matematica è fatta di punti fermi stabiliti per convenzione, non può andare oltre il suo freddo nucleo, sebbene continuino a farla passare per la regina dell’universo. La storia del pensiero, invece, ha dato a Zenone la gloria che meritava in qualità di esploratore dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo. E qualcosa può insegnarla anche a noi.

Soprattutto con gli esempi sul movimento. Impariamo che basta un piccolissimo vantaggio per impedire che gli altri ci prendano. Basterà un’idea giusta, un concetto valido, un valore forte: nessuno, in quel caso, potrà acciuffarci pur inseguendoci con mezzi enormi. La canea urlante dei benpensanti sarà sempre un passo indietro, perché quando lei avrà raggiunto la nostra casella, noi avremo fatto almeno un passettino avanti; e così all’infinito. E anche le tesi sulla molteplicità sono preziose: se una massa enorme è unita da usi e costumi dannosi, potrà essere considerata come composta da tante parti tutte uguali allo zero; e dunque la massa stessa sarà uguale a zero. E viceversa: anche quando saremo in pochi, ma le idee saranno quelle giuste, potremo essere considerati una massa composta da infinite parti e dunque infinita.

L’importante resterà sempre alzare l’asticella. Spostare il limite. E se pure gli altri segneranno un gol, con il nostro 4-3-3 gliene restituiremo almeno due. E Zenone sorriderà felice.